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I Granatieri - La Vecchia Guardia


   

 

La Storia dei Granatieri di Sardegna

 

         

 

La specialità Granatieri di Sardegna è rappresentata dall’unico Reggimento rimasto ancora in vita su tutto il territorio nazionale: il 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" che inquadrato nella Brigata “Granatieri di Sardegna”, discende in linea diretta dal "Reggimento delle Guardie" costituito il 18 aprile 1659 in Torino dall'allora Duca Carlo Emanuele II° di Savoia.

Nel 1685 il Re Vittorio Amedeo II°, figlio del Duca Carlo Emanuele II°, volle potenziare la capacità di fuoco dello speciale Reggimento, ordinando che in ciascuna delle 12 Compagnie fossero inclusi 6 soldati scelti di alta statura e possanza, particolarmente audaci e coraggiosi, incaricati di lanciare allo scoperto, avanti a tutti, contro il nemico, piccoli ordigni esplosivi di grande effetto distruttivo. Quegli ordigni ebbero il nome di "granate" e gli uomini destinati al loro impiego ebbero l'appellativo di "Granatieri".

Il 18 agosto 1690, presso l'Abbazia di Staffarda, si combatté una accanita battaglia tra l'esercito francese e quello piemontese, condotto dal Duca Vittorio Amedeo II° di Savoia. L'attacco francese si intensificò contro l'ala sinistra dello schieramento piemontese che fu quasi sull'orlo di cedere. Però, sul lato destro, resistette bravamente il Reggimento delle Guardie che agevolò l'intervento della cavalleria sabauda, guidata dal Principe Eugenio di Savoia, che portò alla fine dell'assedio da parte dei francesi.

Il 4 ottobre 1693, nel Piano della Marsaglia, 25.000 piemontesi si opposero all'invasione da parte di 40.000 francesi. Nella disperata, aspra battaglia si udì per la prima volta un grido incitatore, quando il Colonnello Comandante – Marchese di Parella - gridò: "a me le Guardie!" lanciando all'assalto più volte i superstiti del suo Reggimento contro l'incalzante nemico d'oltralpe.

Il Reggimento partecipa alla guerra di successione di Spagna (1701-12). In questo conflitto rifulge il suo comportamento nella difesa di Torino durante l'assedio portato dai francesi. A seguito dei trattati di pace, il Ducato di Savoia venne elevato a Regno con la corona di Sicilia tolta alla Spagna. Il Duca Vittorio Amedeo II° si recò a Palermo per esservi incoronato Re e si portò alcuni Reparti dell'esercito ducale e fra essi un Battaglione del "Reggimento delle Guardie". Per il bel contegno tenuto dai Granatieri negli assedi di Termini e di Siracusa, nella successiva guerra contro la Spagna, agli effettivi del Reggimento che ritornarono in Piemonte nel 1719 fu concesso, con speciale ordine reale, l'onore di fregiarsi di una placca metallica recante al centro l'aquila di Palermo. La speciale placca dorata sormontata da una granata – detta "placca granatina" - fa parte ancora oggi dell'uniforme dei "Granatieri di Sardegna" per le riviste e le parate, ad ulteriore distinzione di essi rispetto agli altri Corpi dell'Esercito.

Seguirono poi altre guerre per la successione del trono di Polonia (1733-35) e d'Austria (1742-48). In quest'ultimo conflitto, lo Stato sabaudo, pur piccolo come dimensioni, occupava una posizione geograficamente strategica nel teatro europeo. Il Regno di Sardegna si alleò con l'Austria per combattere i Franco-Ispanici. Nel 1743 un poderoso esercito franco-ispanico varcò il Colle dell'Agnello, sulle Alpi Cuneesi, ma venne respinto. Nella primavera del 1744 l'invasione venne tentata attraverso il Colle dell'Argentera e venne posto l'assedio alla città di Cuneo. Il 30 settembre 1744 il Re Carlo Emanuele III° di Savoia lanciò l'attacco contro i franco-ispanici in località Madonna dell'Olmo, poco distante dalle mura invalicate di Cuneo.

Il Reggimento delle Guardie sostenne l'urto della cavalleria nemica tenendo saldamente la destra dello schieramento piemontese. Il valore e il sangue dei piemontesi, se non costrinse alla completa ritirata gli invasori, permise però di portare soccorso agli assediati in Cuneo. Da li a poco, con l'approssimarsi dell'inverno, i franco-ispanici abbandonarono Cuneo e ritornarono aldilà delle Alpi.

L'episodio più saliente della lunga campagna – in tutto otto anni – ebbe luogo il 19 luglio 1747 quando un potente esercito Franco-Ispanico dal Delfinato invase, per l'ennesima volta, il Piemonte. Sul Colle dell'Assietta si ebbe una grande battaglia. Nel punto più importante, la Testa dell'Assietta, era dislocato il 1° Battaglione del "Reggimento delle Guardie" che resistette alle ondate degli attaccanti riuscendo a vincerne l'impeto offensivo costringendoli alla ritirata. A premio di tanto valore ed a ricordo del fatto d'armi, il Re di Sardegna ordinerà, in seguito, che sulle giubbe dei Granatieri Guardie venissero apposti i "Bianchi Alamari" a somiglianza delle abbottonature delle giacche degli sconfitti Franco-Ispanici.

Nel 1796 il genio napoleonico animò e moltiplicò col suo comando le forze rivoluzionarie francesi contro il Piemonte. Nella breve, sfortunata, ma gloriosa campagna, Granatieri e Guardie piemontesi dettero prova del loro valore. Il 13 e 14 aprile 1796 nell'epica difesa del castello e del colle di Cosseria un Battaglione di Granatieri combatté ininterrottamente per due giorni contro i francesi ricevendo, al momento della resa, l'onore delle armi.

Dopo alterne vicende, tra il 1798 e il 1800, il "Reggimento delle Guardie", sotto l'incalzare delle conquiste napoleoniche, finì per essere sciolto e per 14 anni il nome delle "Guardie" scomparve. Continuò però a vivere in Sardegna, unico territorio rimasto libero del vecchio regno, il "Reggimento Sardegna Fanteria" attraverso il quale si conservò la continuità storica del "Reggimento delle Guardie".

Nel 1814, al momento della restaurazione post-napoleonica, il "Reggimento Guardie" fu ricostituito in Torino. Nel 1815 il "Reggimento Sardegna Fanteria" prese il nome di "Reggimento Cacciatori Guardie".

Nel 1831 la "Brigata Guardie" fu costituita con il "Reggimento Granatieri Guardie" e con il "Reggimento Cacciatori Guardie". Da quell'anno, i Bianchi Alamari - già portati sul petto - furono portati sul collo e sulle manopole dell'uniforme dei Granatieri e dei Cacciatori.

Alla Prima Guerra d'Indipendenza (1848-49) il Reggimento Granatieri Guardie assunse la numerazione di 1° per distinguersi dal neo-costituito 2° Reggimento Granatieri Guardie. Il 29 marzo 1848 i Reggimenti della Brigata Guardie ricevettero a San Martino Siccomario le nuove Bandiere tricolori e varcarono il Ticino per combattere l'esercito imperiale austriaco. Pastrengo, Santa Lucia, Goito furono le prime tappe di quella gloriosa campagna. Nella battaglia di Goito, il 30 maggio 1848, il giovane Duca di Savoia Vittorio Emanuele, futuro primo Re d'Italia, incitò all'attacco i Battaglioni Granatieri ripetendo l'antica esortazione "a me le Guardie !".

Nel 1850 scompariva dall'Esercito piemontese il nome di "Guardie". Si ebbe così il 1° Reggimento Granatieri. Il "Reggimento Cacciatori Guardie" divenne "Reggimento Cacciatori di Sardegna".

Nel 1852 quest'ultimo e antico Reggimento fu soppresso e le sue tradizioni fuse con quelle dei Granatieri che presero perciò il nome di 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna". In conseguenza del fatto che al Reggimento di Sardegna era stata fatta da Don Alberto Genovese, figlio del fondatore del "Reggimento di Sardegna", Don Bernardino Antonio Genovese Duca di San Pietro e Cervellon, una ricca donazione per: la manutenzione della Musica Reggimentale; aiutare le famiglie bisognose dei Granatieri; la celebrazione, ogni anno, di onoranze funebri ed in suffragio ed in memoria del padre e, successivamente per lui stesso nel "giorno anniversario della di lui morte", ogni 18 febbraio i Granatieri di Sardegna celebrano, in armi, una solenne cerimonia funebre in onore e suffragio del munifico Duca. Una tradizione che si è sempre rinnovata, anche durante i periodi bellici, fin dal lontano 1777 e che viene celebrata dai Granatieri di Sardegna dal 1853.

Nel 1855, un Battaglione del 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" si unì ad un altro del 2° Reggimento e partecipò alla Guerra di Crimea.

Nel 1859 il secondo centenario della fondazione del Corpo giunse mentre i Granatieri di Sardegna si preparavano ad entrare in azione, alla vigilia della Seconda Guerra d'Indipendenza. Il 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" si batté valorosamente a Madonna della Scoperta ed a San Martino.

Nel 1860 l'Armata Sarda intervenne nelle Marche e nell'Umbria, per raggiungere nel napoletano l'esercito garibaldino dei Mille che stava combattendo contro le truppe borboniche del Regno delle due Sicilie.

Il 14 settembre 1860 il 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" attaccò Perugia difesa dalle milizie straniere mercenarie al soldo dello Stato della Chiesa. Per l'ottimo comportamento tenuto in quell'aspro combattimento, la Bandiera del 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" venne decorata di una Medaglia d'Argento al Valor Militare e di una Medaglia di Bronzo al Valor Militare, quest'ultima decorazione meritata dal Corpo Sanitario del reparto stesso.

Il successivo 4 novembre 1860, il 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" partecipò all'attacco delle munite posizioni presidiate dai soldati borbonici a Mola di Gaeta.
Per la bella condotta in quella battaglia fu concessa alla Bandiera del 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" la Medaglia d'Oro al Valor Militare.

Dopo l'unità della Patria e la proclamazione del Regno d'Italia, il 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" lasciò i ranghi dell'Armata Sarda per entrare a far parte dell'Esercito Italiano, costituito il 4 maggio 1861.

Il 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" proseguì la sua attività operativa, nel periodo 1861 – 1865, partecipando all'azione di repressione del brigantaggio nelle terre del meridione d'Italia.

Nel 1866 il 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" entrò in Firenze, divenuta la 2a Capitale del Regno d'Italia. La città venne però lasciata dal Reggimento a maggio dello stesso anno per la partecipazione alla sfortunata Terza Guerra di Indipendenza.

Quando l'Italia avviò la penetrazione nel continente Africano, dalle file del 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" furono tratti gli elementi per costituire una Compagnia di volontari che, inquadrati nei Battaglioni d'Africa, si batterono ad Adua (1896).

Nel 1909 la Bandiera del 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" venne decorata di una Medaglia d'Argento di Benemerenza per l'opera, pronta e generosa, svolta dai Granatieri in Calabria a soccorso delle popolazioni colpite dal terremoto che danneggiò gravemente Reggio Calabria e Messina nel 1908.

Nel 1911 l'Italia, con la guerra all'Impero Ottomano, conquistò la Libia. Prese parte a questo conflitto un Battaglione del 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna".

Nel 1915, lo scoppio della Prima Guerra Mondiale - la "Grande Guerra" - vede il 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" inquadrato, insieme al 2° Reggimento, nella omonima Brigata. La salda Brigata combatté fin dai primi giorni del conflitto a Monfalcone. Poi fu un susseguirsi di località: San Floriano, Sabotino, San Mauro. Nel 1916 i Granatieri furono di nuovo sul Sabotino, nella zona del Lenzuolo Bianco e di Oslavia. Dal 20 maggio al 3 giugno 1916 avviene l'epica difesa dell'Altipiano di Asiago. I nomi di Monte Cengio, di Monte Belmonte, di Cesuna, di Magnaboschi passano alla storia come altissimo esempio del valore militare dei Granatieri. Gli austro-ungarici furono fermati sull'altopiano e la loro avanzata non raggiunse la sottostante pianura vicentina. Rinsanguato dai complementi, il 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" venne destinato al fronte orientale: Monte San Michele, Nad Logem, Veliki Kribak, Pecinka. Ripianati nuovamente i terribili vuoti nelle sue fila causati dalle ingenti perdite, il 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" fu comandato ad attaccare e conquistare l'altura di San Grado di Merna e ad Hudi Log.

Alla Bandiera del 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" venne concessa una Medaglia d'Argento al Valor Militare.

Nel 1917, il 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" combatté sul Carso, nella Regione Fornaza. In particolare, dopo che era stato avvicendato in prima linea da sole 19 ore, alle prime luci del 6 giugno 1917, il 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" fu chiamato di nuovo in prima linea per rioccupare due quote che aveva già precedentemente occupato e tenuto saldamente e che gli austro-ungarici si erano riprese durante la loro assenza dal fronte. Il 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" assolse il compito lanciandosi di nuovo rabbiosamente contro le insanguinate posizioni occupate dal nemico.

Per tutte queste azioni, la Bandiera del 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" venne decorata di una Medaglia d'Oro al Valor Militare: poiché "nell'intera campagna rinverdì di novella gloria le fiere tradizioni dei Granatieri di Sardegna".

Nell'agosto del 1917 il 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" si lanciò in avanti in quella che fu l'ultima battaglia dell'Isonzo, raggiungendo ed oltrepassando Selo.

Dopo Caporetto, nel ripiegamento dell'ottobre 1917, il 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" - conservando animo, disciplina e tradizionale compostezza - combatté sul Tagliamento, sul Livenza, sul Monticano, sul Piavon fino ad attestarsi sulla riva del fiume Piave.

Nel 1918 il 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" operò nell'ansa di Zenson di Piave, a Caposile, e nella zona detta dei due Piave: il “vecchio” e il “nuovo”. Nei giorni della battaglia di Vittorio Veneto, il Reggimento fu tra le avanguardie della IIIa Armata - "l'Invitta" - sulla via per Trieste.

Al termine del conflitto alla Bandiera del 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" venne conferita la Croce di Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia (oggi d'Italia).

Nel periodo fra le due guerre mondiali il 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" prestò servizio a Roma - divenuta a partire dal 20 settembre 1870 la Capitale del Regno d'Italia - dove era già stato di stanza dal 1871 al 1875 e poi, successivamente e senza interruzioni, a partire dal 1899. Sono ormai più di 100 anni che i Granatieri di Sardegna presidiano la città di Roma e perciò possono dirsi a ragione i "Soldati della Capitale".

L'inizio della Seconda Guerra Mondiale (1940) vede il 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" ritornare, dopo 82 anni, in Piemonte. La Divisione "Granatieri di Sardegna" è ammassata nell'Alte Valle Stura per essere pronta ad intervenire nelle operazioni sul fronte occidentale. L'armistizio con la Francia giunge prima che l'unità potesse entrare in azione. Nella primavera del 1941 il 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" venne dislocato in Slovenia. Fino al 1942 il Reggimento operò tra la Slovenia e la Croazia contro la locale guerriglia.

Nel frattempo, con elementi tratti anche dal 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" si costituirono in Italia due Battaglioni e due Compagnie controcarri armate con il cannone da 47/32. Il XXXII° Battaglione e la 121a Compagnia Granatieri furono inviate ad operare sul fronte Russo, mentre il IV° Battaglione e la 21a Compagnia Granatieri furono inviate ad operare in Africa Settentrionale. Con queste unità combattenti i Granatieri furono presenti sia in Russia: dal fiume Don, a Jagodnij, a Werch Mamon fino alla drammatica ritirata sulla steppa gelata, e sia in Africa Settentrionale: da Tobruk a El Alamein fino a Takrouna in Tunisia.

Tutte queste unità seppero mantenere alto il tradizionale onore dei Bianchi Alamari.

Dal giugno 1943 il 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" venne chiamato a schierarsi attorno a Roma. Ai Granatieri venne affidata la responsabilità della difesa e del mantenimento dell'ordine pubblico nel settore sud-orientale della Capitale.

L'8 settembre 1943 da Radio Algeri giunse la notizia della firma della capitolazione dell'Italia. Altre unità difendevano Roma, alcune abbandonarono le posizioni, altre assolsero la missione che – in quel momento – discendeva unicamente dal rispetto del proprio senso dell'onore militare. I Granatieri esplosero il primo colpo contro i tedeschi quando venne loro intimato di sgomberare il campo e di consegnare le armi. I tedeschi attaccarono furiosamente la notte del 8 settembre i capisaldi tenuti dai Granatieri sulla via Ostiense, sulla Laurentina e alle Capannelle. I combattimenti proseguirono intensi il 9 e il 10 settembre 1943. A Porta San Paolo, alla Montagnola e Porta Capena si ebbero gli ultimi segni di resistenza. Alle 16.30 del 10 settembre 1943 fu dato l'ordine di cessare il fuoco. Era iniziata la Resistenza al nazifascismo, era l'inizio della Guerra di Liberazione.

Per il valore dimostrato dai Granatieri alla difesa di Roma, alla Bandiera del 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" venne conferita la Medaglia d'Argento al Valor Militare. Nei giorni che seguirono il 10 settembre 1943, il 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" venne sciolto. I Granatieri però non cessarono di esprimere unità combattenti. In Corsica, il Raggruppamento Speciale Granatieri si batté con successo per scacciare i tedeschi dall'isola. Nel 1944 il Raggruppamento Speciale Granatieri fu trasformato in Divisione "Granatieri di Sardegna" su 1° e 2° Reggimento "Granatieri di Sardegna". Trasportata dalla Corsica a Napoli, la Divisione, nell'agosto 1944, fu sciolta. Restarono però in vita due Battaglioni Granatieri che, inquadrati nel Gruppo di Combattimento Friuli, divennero il terzo Battaglione, rispettivamente, del 87° e 88° Reggimento Fanteria. I Granatieri presero così parte ai primi combattimenti del rinato Esercito Italiano impegnato nella Liberazione dell’Italia settentrionale. In particolare, i Battaglioni Granatieri si distinsero nei combattimenti in Romagna: sul fiume Senio, a Barbanfusa, a Riolo dei Bagni. Il Gruppo di Combattimento Friuli fu il primo reparto ad entrare in Bologna liberata.

Il 1 luglio 1946, nel quadro della ricostruzione del nostro Paese, uscito devastato dalla guerra, fu ricostituito in Roma il 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" con l'antico motto araldico "A me le Guardie ! ".

Nel 1959, proprio nel tricentenario della fondazione dell'antico glorioso Corpo, il Reggimento assumeva una nuova e moderna struttura organica ampiamente motorizzata e prendeva possesso dell'attuale sede, la Caserma "MOVM Gen. Antonio Gandin" nel quartiere di Pietralata in Roma.

Nel 1964 nasceva una componente su cingoli rappresentata dal IV° Battaglione Meccanizzato su una Compagnia Carri M47 ed una Compagnia Meccanizzata su M113.

L’8 maggio 1966, in Roma, tra il Campidoglio ed il Colosseo, al cospetto delle millenarie vestigia dell’Urbe, furono riunite nella Bandiera del 1° Reggimento “Granatieri di Sardegna” tutte le decorazioni al Valor Militare del 2° e del 3° Reggimento “Granatieri di Sardegna” allo scopo di riassumere, attraverso questi sacri simboli, l’essenza unitaria delle tradizioni militari dei Granatieri di Sardegna e per ricordare, alle nuove generazioni, la loro trisecolare fedeltà alla Patria.

Nel novembre 1966 il 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" intervenne in aiuto delle popolazioni colpite dall'alluvione di Firenze. Nel 1968 un'aliquota del 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" intervenne in soccorso delle popolazioni di Menfi in conseguenza del terremoto nella Valle del Belice.

Nel 1976, nell'ambito della ristrutturazione dell'Esercito Italiano, il 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" venne suddiviso in tre Battaglioni Granatieri autonomi. Uno di questi prese la denominazione di 1° Battaglione Granatieri meccanizzato "Assietta" ed ereditò le tradizioni e la Bandiera di guerra del 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna".

Nel 1978 il 1° Battaglione Granatieri meccanizzato "Assietta" operò in ordine pubblico in concorso alle Forze dell'Ordine in conseguenza del rapimento, perpretato dai terroristi delle Brigate Rosse, dell'On. Aldo Moro, Presidente del Democrazia Cristiana. Nel 1980-1981 il 1° Battaglione Granatieri meccanizzato "Assietta" intervenne in soccorso delle popolazioni colpite dal terremoto dell'Irpinia. Nel 1992 il 1° Battaglione Granatieri meccanizzato "Assietta" partecipò all'Operazione "Forza Paris" per il controllo del territorio in Sardegna.

Il 2 ottobre 1992, a seguito della decisione di ricostituire le unità a livello reggimentale, il 1° Battaglione Granatieri meccanizzato "Assietta" fu sciolto per dare di nuovo vita al 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna".

Nel periodo 1993 – 1997 il 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" partecipò, in Sicilia, a più turni di servizio nell'ambito dell'Operazione "Vespri Siciliani" in concorso alle Forze dell'Ordine nelle città di Palermo, Agrigento, Catania e Caltanissetta. Nel giugno – ottobre 1993 il 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" inviò una Compagnia fucilieri a far parte del Contingente italiano "Ibis" operante nella missione di pace in Somalia. Nel giugno – agosto 1997 una Compagnia meccanizzata del 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" operò in Bosnia, a Sarajevo, nell'ambito dell'Operazione IFOR / SFOR della NATO. Nel periodo settembre 1997 – maggio 1998 aliquote del 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" intervennero a favore delle popolazioni colpite dal sisma umbro-marchigiano. Nel periodo giugno – ottobre 2001, il 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" ha operato in Albania nell'ambito dell'Operazione NATO denominata "Joint Guardian" (KFOR). Dal 12 novembre 2001 a tutt'oggi il 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" è impegnato nello svolgimento dell'Operazione "Domino" in concorso alle Forze dell'Ordine per la difesa di punti sensibili del territorio nazionale contro la minaccia del terrorismo internazionale. L'Area di Responsabilità affidata al Reggimento, comprendente inizialmente importanti infrastrutture aeroportuali ed altri punti sensibili situati nella Regione Lazio, si è gradualmente estesa ad altre località della Regione Umbria.



La Bandiera di Guerra del 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" è decorata di:

- una Croce di Cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia, con la seguente motivazione: Nei duri cimenti della guerra, nella tormentata trincea o nell’aspra battaglia, conobbe ogni limite di sacrificio e di ardimento: audace e tenace, domò infaticabile i luoghi e le fortune, consacrando con sangue fecondo la romana virtù dei figli d’Italia.
Fronte di Guerra, 24 maggio 1915 – 4 novembre 1918;


- due Medaglie d'Oro al Valor Militare: con le seguenti motivazioni:

Per bella condotta tenuta alla presa di Mola di Gaeta.
Mola di Gaeta, 4 novembre 1860;


Con grandi sacrifici di sangue e con insigni atti di valore, scrisse nel grande Trentino fulgide pagine di grande storia, contrastando per più giorni, sul fronte Monte Cengio – Cesuna, il passo al nemico che tentava di sbloccare nella pianura vicentina (22 maggio – 3 giugno 1916).

Sanguinosamente conquistò formidabili posizioni nemiche, difendendone con tenacia sovrumana il possesso, pur con forze assottigliate dalla lotta.

Ritirato dalla prima linea da meno di un giorno (19 ore) nuovamente vi accorreva per respingere un riuscito minaccioso attacco nemico, e gettandosi ancora nella lotta con abnegazione sublime, riconquistava definitivamente, in mischie convulse, le tormentate posizioni.

Nella intera campagna rinverdì di novella gloria le fiere, tradizione dei Granatieri di Sardegna.

Carso - Regione Fornaza, 23 maggio - 7 giugno 1917;


- tre Medaglie d'Argento al Valor Militare, con le seguenti motivazioni:

Per essersi distinto alla presa di Perugia.
Perugia, 14 settembre 1860.

Durante più di un anno di guerre (giugno 1915 – agosto 1916), segnalandosi a Monfalcone sul Sabotino, ad Oslavia, sull’altopiano Carsico, ha ognora dimostrato di essere degno delle secolari tradizioni.
Guerra ITALO-AUSTRIACA 1915-1918.

Nella difesa di Roma reagì con decisione al proditorio violento attacco tedesco che scatenò nel suo ampio settore prescelto dall’invasore per una redditizia ed immediata penetrazione.
Per due giorni sostenne tenace lotta e in tre violenti combattimenti oppose alla schiacciante superiorità del nemico la ferrea volontà dei suoi gregari, che pagarono a caro prezzo il volontario sacrificio sempre degni delle secolari tradizioni di gloria dei Granatieri.
Roma, Porta San Paolo, 8 - 10 settembre 1943.


- una Medaglia di Bronzo al Valor Militare, con la seguente motivazione:
Per essersi lodevolmente portato alla presa di Perugia.
Perugia, 14 settembre 1860;


- una Medaglia d'Argento di Benemerenza, con la seguente motivazione:
Per l’opera data per l’occasione del terremoto del 28 dicembre 1908 in Calabria e in Sicilia. Terremoto Reggio Calabria-Messina, 1908.


Innumerevoli, infine, le decorazioni al Valor Militare concesse ai valorosi appartenenti alla Specialità nei suoi 345 anni di vita.

 

         
   

   

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